LO STUDIO NUOVO. INIZIAMO DA NOI..

da Mar 22, 2020Blog, Senza categoria0 commenti

LO STUDIO NUOVO. INIZIAMO DA NOI.

“E’ proprio quando credete di sapere qualcosa che dovete guardarla da un’altra prospettiva..anche se può sembrarvi sciocco e assurdo..ci dovete provare..”

Dal film  “L’Attimo fuggente”

L’amore per la professione e la sua visione sono cose differenti. Nell’una ci si pongono domande, si concede apertura, si ammettono gli errori, nell’altra no. Si accetta solo ciò che si adatta all’idea che si ha e non si è disposti ad accettare alcun cambiamento. In questo momento, sarebbe opportuno riflettere bene su questo punto. La visione “unilaterale” dello Studio si insidia lentamente, nasce da convinzioni giuste e valide, si sostiene e si studia per confermare ciò che si è appreso inizialmente e non si cambia, spesso per tutta la vita. Ma accade talvolta che si riesca a risolvere. Ci si sveglia improvvisamente e si smantella tutta la struttura vecchia e obsoleta che aveva avvolto e reso sereni per molto tempo. Il risveglio è una cosa bellissima, si ritrova lo spirito di tanto tempo prima, riappare l’entusiasmo e la passione. Ho vissuto questa esperienza più di una volta e assicuro che l’energia e la volontà che si genera è potente , quasi a voler violentemente recuperare il tempo trascorso nel “sicuro” letargo del passato.

Sono spesso nelle idee degli altri che, un giorno, magari durante un corso, una conferenza, leggendo un libro,  si scoprono sensazioni che erano vive dentro di noi da sempre e che avevano solo bisogno di essere chiamate con un nome.  Studi di medio grandi dimensioni che hanno un fondatore preparato e dalla forte personalità possono generare, durante il percorso professionale, delle sequenze di questo tipo: Il professionista-capo viene totalmente idealizzato, nessuno nota limiti e errori naturali. Viene visto come infallibile e perfetto. Accade allora che gli ideali che hanno decretato lo schema di impostazione dello Studio che il professionista ha indicato, finiscano per coincidere con la sua visione del mondo. Ecco che ritorniamo alla base. Il percorso non porta a nessuna crescita. E il rischio è quello di rimanere fermi in un  mondo “perfetto” (la visione del fondatore). Questo è un errore da evitare. Come? Effettuando una operazione molto semplice nel dirsi ma complessa nella pratica. Mettersi in discussione, cambiare prospettiva. La maggior parte dei professionisti ai quali spiego i principi del cambiamento che sono alla base della nostra crescita, ascoltano con attenzione, annuiscono ma alla fine attuano solo quei  cambiamenti superficiali, spesso di nessun valore, giusto per far vedere ai Pazienti di essere “al passo”. La visione originaria non si tocca. Insomma si vorrebbe “cambiare tutto per non cambiare nulla” , ce lo aveva già detto qualcuno in passato. (Il Gattopardo). 

In questo momento però non abbiamo tempo per darci ragione su tutto, per essere convinti che quello che facciamo sia sempre e tutto giusto. Dobbiamo vedere il mondo non solo da una postazione differente ma da un crinale decisivo. Aspettare, chiudersi in una inutile torre equivale a fermarsi e vivere rassegnati ciò che accade brandendo degli “io lo avevo detto” “queste cose non servono a nulla”. Mi permetto di usare questo tono deciso perché ora il cambiamento è necessario. Non c’è tempo. E non bisogna lavorare per uno Studio Nuovo, ma per un Nuovo Studio, nelle idee, nella organizzazione, nella Relazione,  raccogliendo (dalle macerie), quei valori di sempre in cui abbiamo creduto e che ci hanno fatto grandi e spogliarli della corazza che hanno costruito negli anni e affiancargli una storia nuova, usando strumenti innovativi e migliori per far rivivere i primi. L’esperienza che stiamo vivendo lascerà un segno, per questo illuminerà una strada migliore da percorrere, ci insegnerà a camminare con gli altri e per gli altri, ricordo che il termine in-segnare (in-signum) intende proprio questo, non si limita a dare informazioni, ma vuole lasciare un segno, una traccia indelebile.

E così, mentre questo virus ci indebolisce, non sappiamo che stiamo diventando più forti. 

(scrivo mentre ascolto  on golden pond di Dave Grusin)